Omaggio ad Andrej Tarkovskij

Il Dieciminuti Film Festival a trenta anni dalla scomparsa rende omaggio al celebre cineasta sovietico. Tarkovskij nasce il 4 aprile del 1932 in un piccolo villaggio sul Volga e all’età di 24 anni si iscrive al VGIK, Scuola Nazionale di Cinematografia di Mosca dove inizia il suo lavoro di creazione. Il suo primissimo progetto è un cortometraggio intitolato “GLI UCCISORI” (1956), ispirato ad un racconto di Ernest Hemingway, girato con gli allora compagni di corso e in cui compare anche nella parte di attore. Nel pieno spirito del nostro Festival, come tanti altri autori il grande regista russo iniziò approcciandosi al cinema con un cortometraggio sostenendone la produzione grazie al supporto dei suoi compagni ed amici. In occasione della rassegna di cortometraggi “GLI UCCISORI” verrà proiettato durante la giornata di sabato 30 al cinema Antares di Ceccano. Una grande occasione per assistere alla proiezione dell’opera di esordio del maestro russo, inedita ai più. Curiosamente, una delle prime opere realizzate da Tarkovskij è un noir, lo stesso da cui Don Siegel trasse nel 1964 “Contratto per uccidere” (The Killers) con John Cassavetes, Lee Marvin e Ronald Reagan.

L’opera di Tarkovskij, ispirata sia al cinema tradizionale russo che agli autori europei, include il suo primo lungometraggio, il commovente “L’Infanzia di Ivan” (1962) Leone d’oro a Venezia, che aderisce a molte convenzioni del cinema sovietico, trattando, però, l’infanzia e la guerra con insolito lirismo. “Andrej Rublev” 1966, Premio Fipresci a Cannes venne proiettato l’ultimo giorno alle quattro del mattino per evitare che vincesse perché le autorità sovietiche volevano che passasse inosservato, ma trionfò comunque. Sono anni in cui T. sviluppa le sue riflessioni estetiche e adatta al cinema il suo pensiero sulla religiosità russa. Il 1972 è l’anno del mistico “Solaris”, da molti definito la risposta sovietica a 2001 Odissea nello spazio, Gran Premio della Giuria a Cannes. “Lo Specchio” del 1974, che riflette a pieno il mondo poetico dell’autore, un insieme di ricordi infantili, sequenze realistiche e fantastiche, mentre T. stesso recita poesie del padre Alexy, è il film che interruppe definitivamente il suo rapporto con il cinema russo. Venne etichettato come reazionario, questo perché per lui la famiglia, la poesia e la religione erano temi centrali della vita, si schierò infatti contro il cinema politico. Sostenendo un cinema evocativo che lo avvicinava ai tedeschi Herzog e Wenders rispetto ai quali i suoi film erano più filosofici. Nel ’79 esce il profetico “Stalker”. Una meditazione sulla memoria e sull’esilio, “Nostalghia” 1983. L’anno successivo prese la decisione di intraprendere un esilio volontario tra Italia e Francia. Nel 1986 girò in Svezia con la troupe di Ingmar Bergman, regista che lo ammirava moltissimo, “Sacrificio” mostrato a Cannes e ancora vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria. Morì troppo presto a Parigi nel 1986. Nonostante proviamo una grande mancanza della sua riflessione morale sull’estetica, egli rappresena ancora un modello di coraggio e di resistenza alle pressioni politiche. Un’ opera “tarkovskian” è l’ultimo lavoro della regista Taisia Deeva “SASHA” che verrà presentato stasera al DFF11. L’appassionante pensiero del grande autore è oggi ricordato attraverso il lavoro di suo figlio Andrej A. Tarkovskij, che prosegue la ricerca del padre nella “Fondazione Andrej Tarkovskij” che ha sede a Firenze e dirige la collana Stalker con Andrea Ulivi della casa editrice Edizioni Meridiana, sarà ospite del Festival domani pomeriggio.

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